Trinitapoli

Trinitapoli è un comune relativamente giovane, infatti fu fondato intorno al 1600 dai pastori abruzzesi che praticavano la transumanza in Puglia. Questi pastori portavano nella pianura della Capitanata le proprie greggi durante l’inverno perché in passato, le zone circostanti Trinitapoli, erano paludose e offrivano ampi e rigogliosi pascoli anche d’inverno.Con il passare del tempo, questi pastori cominciarono a costruire le prime capanne fatte in paglia e, dopo vari anni, vi si stabilirono dando vita a quello che era un piccolo borgo chiamato “Casale di Paglia”. Vicino al Casale di Paglia, sorgeva un paese ben più grande, Salpi .
In seguito all’estensione delle paludi limitrofe, Salpi fu abbandonata dai propri cittadini che si trasferino verso la zona di Casale. Qui costruirono tre chiese: quella di San Giuseppe, quella di Sant’ Anna, quella di Santo Stefano.Visto l’incremento demografico del paese e il numero di chiese presenti, Casale di Paglia prese il nome di “Casale della Trinità”. In seguito all’espandersi del paese, i cittadini chiesero ed ottennero la trasformazione del nome da “Casale della Trinità” a Trinitapoli (dalla parola Polis che in greco significa città e Trinità, appunto Città della Trinità). Nel dialetto locale, comunque, il nome del paese è rimasto “Casale” e i cittadini vengono chiamati “Casalini” e non Trinitapolesi. Santo Stefano e Maria Santissima di Loreto sono gli attuali patroni del paese. A Trinitapoli, negli ultimi anni, alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce quel che resta dell’antica popolazione dei Dauni, risalente al I millennio a.C.

Cosa visitare a Trinitapoli

La Chiesa di Santo Stefano. Di stampo neoclassico, ha una facciata di marmo bianco e s’affaccia su Piazza Umberto I (più nota come Piazza Municipio). Fu costruita sul finire dell’Ottocento e completata con la Cappella del Santissimo nel 1935. Da vedere l’interno della chiesa e i relativi affreschi.

La Chiesa della Madonna di Loreto. L’intitolazione non fa riferimento al Santuario marchigiano di Loreto, ma al nome di battesimo di un pastore che trovò un’icona della Madonna e la portò al pubblico culto. La prima attestazione della chiesa è in un documento del 1204; la primitiva Cappella, semidistrutta, fu trasformata nell’attuale tempio a tre navate nella prima metà dell’Ottocento. Nel 1971 è stata elevata a Santuario diocesano. Vi si conserva, oltre all’affresco della Vergine sull’altare maggiore, la statua lignea della Madonna, attribuibile alla fine del Settecento- inizi Ottocento. Tra le altre cose da vedere vi è una tela di Giambattista Calò raffigurante S. Stefano e una Via Crucis in bronzo. Nel 2004 è stato celebrato l’ottavo centenario della chiesa].

La Chiesa della Trinità. L’antica Ecclesia Sancte Trinitatis, più nota come Chiesa di S. Anna, perché a metà Ottocento fu rifatta ex novo a cura dell’omonima Confraternita istituita nel 1832. Conserva una reliquia della Croce, contenuta all’interno di una splendida urna dorata. Da vedere anche una ottocentesca statua lignea dell’Immacolata.

Il Parco Archeologico degli Ipogei di cui fanno parte due ipogei: l’Ipogeo dei Bronzi e l’Ipogeo degli Avori. Gli Ipogei sono importanti strutture scavate nella roccia calcarea per celebrarvi suggestivi riti di carattere propiziatorio, probabilmente collegati alla caccia e alla fertilità del raccolto e in seguito riutilizzati come sepolture collettive. A Trinitapoli, infatti, in  ciascuno dei due ipogei sono state rinvenute circa 200 sepolture tra adulti e bambini di entrambi i sessi, inumati in posizione fetale e accompagnati da ricchi corredi funebri. L’architettura ipogeica, che ricorda in qualche modo strutture micenee realizzate in Grecia nello stesso periodo, si basa su precise e complesse norme che si ripetono costantemente, con differenze legate essenzialmente alle dimensioni e alla forma della pianta. Di grande suggestione la sepoltura femminile di alto rango, la Signora delle Ambre, il cui ricco corredo funerario ne rivela l’importanza e il ruolo rivestito e la recente scoperta del “Gigante di Trinitapoli”, resti di un uomo di circa tremila anni fa, alto un metro e 85 centimetri: un vero gigante per l’epoca.

Il Museo Civico di Trinitapoli è definito “Museo degli Ipogei” perché nelle sue stanze contiene i reperti recuperati nel corso delle varie campagne di scavo attuati nell’area dell’attuale Parco Archeologico, illustrati con pannelli didattici, totem descrittivi che  svelano al visitatore gli usi, i culti e i riti del “Popolo degli Ipogei”. Un misterioso popolo che in questa area del Tavoliere circa 3500 anni fa era dedito a un’ agricoltura evoluta, integrata da attività pastorali e di caccia, e che scavava gli ipogei, imponenti strutture sotterranee.